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XXIX LUGLIO MCMXII

 

RISTAMPA ORVIETO 2005

GRAN DIPLOMA D'ONORE E DI MEDAGLIA D'ORO

DELLE ESPOSIZIONI PATRIOTTICHE DI MILANO - 1912

DAL TESTO:

Stringiamoci attorno al Re!

…prove, trionfo, lutto gioia

Sempre il polo col lui comuni avrà,

fin che splende la croce di Savoia

la luce di Giustizia e Libertà.

PANZACCHI

Con queste pagine, espressione di devozione e d’amore, i Municipii italiani intendono cooperare perché fra il popolo sia perpetuata la memoria d’un Re, che fu esempio delle più alte virtù cittadine, il ricordo di Umberto di Savoia, del soldato, del filantropo, del principe che tutto se stesso dette al bene e alla causa degli umili.

Ma i Sindaci delle Comunità italiane hanno inteso ed intendono con questa modesta opera di elevare alta, fiera, esplicita la loro protesta contro qualunque forma di violenza settaria, contro le sopraffazioni di infinitesime minoranze politiche, che ossessionate da propagandisti di mala fede e di dubbia coscienza e da pubblicazioni che travisano la storia esaltando il crimine e la ribellione, perturbano le masse inconsce e le sospingono a fatali rappresaglie.

Mentre tutto si evolve attorno a noi, mentre civiltà e progresso fugano con la scienza e la libertà, gli ultimi avanzi di medioevali barbarie, è inconcepibile come, di fronte al largo movimento economico  che avvantaggia il proletariato, si tenti ancora di ricorrere alle brutali violenze, agli attentati politici, ai regicidi, fenomeni storici d’altri tempi e di epoche incivili.

Aizzare gli inconsci contro le autorità che sono forza e gloria dei nostri istituti plebiscitari, seminare l’odio di classe in anime non ancora aperte alla concezione del bello e del buono, inculcare la dottrina dei diritti,  senza neppur accennare  ai doveri che questi stessi diritti impongono; fomentare nel vergine sangue degli operai istinti e passioni, che dallo stato latente erompono come morbo contagioso; non è opera di propagandisti anelanti al bene degli umili e degli oppressi; non è azione delittuosa ed inconsulta di menti e di cuori perversi che, per sitibonda sete d’ambizione e di potere, instillano l’odio, armano le mani al delitto, e trascinano gli uomini esaltati alle più turpi esplicazioni umane, che la storia, con orrore, registra.

Contro questa propaganda deleteria ed infame, contro certe dottrine che, larvate d’amore, sono invece fomento di disordine, di terrore e di morte, contro l’anarchia che non è espressione di idealità politiche ed economiche da conquistarsi gradatamente e legalmente, ma è la fredda ispiratrice di distruzione e di demolizione della patria, debbono insorgere quanti per i loro uffici,per le loro posizioni, per le abitudini della vita di lavoro e di studio, sentono che è necessario porre un freno al dilagare della furiosa marea, anche per paralizzare l’opera funesta, liberamente esercitata nelle nostre colonie all’estero, ove a lato i lavoratori ingenui ed onesti, si infiltrano dei delinquenti comuni, che sotto il manto della politica, compiono dei delitti, che non sono che il freddo calcolo delle loro anime perverse… Con la seduzione d’un avvenire migliore, d’una libertà sconfinata, con la propaganda antimilitarista, che è il sottile veleno che insidia le anime del proletariato, che ascoltando solo la voce dell’immediato  interesse non guarda  alla grande idealità della patria che l’esercito salvaguarda e tutela, questi apostoli della delinquenza cavano solchi profondi, ove a piene mani gettano il seme del pervertimento politico…

 Contro questi uomini malefici e queste dottrine insidiose, devono convergere l’opera e gli sforzi di quanti amano la patria, di quanti sanno le ansie, le angosce, i tormenti de’ padri nostri, e il sangue generosamente effuso per la patria libertà.

Popolo e Re, da Novara a Roma, uniti, concordi, operosi, iniziarono e compirono l’opera nazionale; è violenza immensa quello d’attentare con agitazioni inconsulte, con violenze che destano orrore, quell’armonia nobile e serena che perdura ancora e che è la forza invidiata del nostro paese.

Agli esaltati che nascondono la mano armata pronta a colpire; agli ispiratori che lanciano la parola suscitatrice di rancori e d’odio e poi, paurosi, si nascondono attendendo che altri, ingenui o fanatici, andando al di là delle frasi ascoltate, le realizzino in modo fatale e catastrofico, dica la coscienza del popolo che è ora di finirla; che non è col sangue, con la violenza, con gli assassini che si raggiungono le alte finalità della storia e del civile progresso, ché questi sono anzi ritardati quando la cieca e bruta tirannia della folla turba l’equilibrio della società.

Questo vuol dire e dice al popolo la nostra pubblicazione; questo i Sindaci d’Italia gridano alto in questo mesto anniversario del 29 luglio, che la storia registra fra i più foschi e tetri giorni dell’umanità.